Ritornare ad essere principianti! Un messaggio fondamentale per la Scuola dell’Aiki!
Salve a tutti e ben ritornati nel nostro Blog. Io e Sung Gyun Sensei usiamo questo luogo per poter condividere le nostre idee, passioni e studi. Oggi sarò io a parlare con voi di quanto ci appassiona di più: l’Aikido.
La pratica dell’Aikido è bellissima. Realmente bellissima. E confermo quanto diciamo ad ogni lezione: l’Aikido è una scoperta continua ed un percorso che mai finirà!
Ovviamente sono consapevole del fatto che l’Aikido abbia (a seconda degli stili. Ndr.) un sistema ben codificato e chiuso. O almeno sappiamo che esistono tot numeri di Tachi Waza, Suwari Waza e Hanmi Handachi Waza; per non parlare del Buki Waza! (con Tachi Waza intendo le tecniche in piedi, non armati mentre per Suwari Waza intendo le tecniche in posizione seiza ossia da seduti; Hanmi Handachi è altresì la pratica delle tecniche da seduti mentre l’avversario è in piedi. Alla fine Buki Waza è la pratica delle armi all’interno dello stile Iwama Aikido).
Però quello che differenzia l’Aikido dal Daito Ryu è il fatto che l’Aikido si evolva continuamente, guardando il presente e creando il futuro, mentre il Daito Ryu osserva il passato e cerca di mantenere integro ciò che è stato trasportato sino ai nostri giorni. E’ possibile che questa sia la vera essenza (o parte di essa. Ndr.) del Gendai Budo (nella fattispecie l’Aikido) in rispetto alle Koryu (come ad esempio il Daito Ryu). Ah per coloro che non lo sapessero, l’Aikido è una forma di Daito Ryu ossia nasce da essa, si evolve da essa, ma effettivamente è Daito ma con una visuale di pratica molto diversa da essa (Gendai Budo sono tutte quelle “arti marziali” giapponesi che nacquero durante l’epoca Meiji mentre tutte quelle antecedenti sono considerate Koryu ossia antiche scuole) (vi sarebbe da dire e scrivere molto sul perché il Daito Ryu sia considerata una Koryu nonostante sia nata in tempi moderni ma lascerò a Sung Gyun il compito di parlarne qua).
Pertanto l’Aikido è un’arte infinita che persegue l’evoluzione costante dei praticanti giorno per giorno. Mi affascina pensare che ciascun praticante farà il “suo” Aikido che non sarà una copia senza anima di quello del proprio Maestro. Ovviamente ciascuno di noi, esegue ed eseguirà le basi fondamentali (in giapponese Kihon) come gli sono stati indicati dal proprio Maestro e dallo stile della propria scuola. Però durante la pratica più pura e più intensa come può essere il Taninzu Dori (da molti conosciuto come Randori) oppure durante il flusso continuo singolo (Renraku Waza/Kanren Waza) o di tecnica e contro-tecnica (Kaeshi Waza), ciascuno di noi mostrerà il suo modo di vivere, intendere e dare nell’Aikido. Ed è per questo che l’Aikido è così affascinante e bello!
Purtroppo questa libertà di espressione porta spesso a creare molta confusione all’interno dell’Aikido stessa. Dove libertà di espressione dovrebbe essere intesa come libertà di esprimersi di ciascuno di noi come artisti, sfortunatamente viene usato per deturpare le basi fondamentali ed ergersi come Maestri. Quanti sedicenti Maestri troviamo in giro che magari non hanno neanche finito il percorso dello ShuHaRi?
Che cosa è? ShuHaRi è il percorso che ciascuno di noi compie, non solamente mentre si pratica un Budo ma lo si percorre in tutte le faccende della nostra vita. Anche quando impariamo a cucinare o a scrivere o a fare i calcoli matematici, stiamo vivendo lo ShuHaRi.
Ma che cosa è? ShuHaRi sono tre fasi della nostra esistenza all’interno di un percorso, dove viviamo intensamente tre specifiche fasi del nostro modo di vivere questa esperienza.
La fase Shu è quando siamo agli inizi. Impariamo senza batter ciglio e con tanta umiltà ciò che ci viene spiegato. Copiamo quello che il Maestro o l’Insegnante ci trasmette. Viviamo con uno spirito amorevole e passionale ciò che stiamo facendo.
La fase Ha invece può essere considerata una fase adolescenziale, dove critichiamo tutto e tutti e in special modo noi stessi. Discutiamo e mettiamo in giudizio il nostro percorso e la nostra passione. Cerchiamo di comprendere dove possano essere gli errori della nostra vita. Di solito molti marzialisti (se prendiamo le arti marziali come punto di riferimento) si perdono all’inizio di questa fase, abbandonando totalmente la pratica della loro arte, per poter, in alcuni casi, rivivere quelle emozioni della fase Shu o cercare qualcosa che possa spingerli a vivere delle forti sensazioni e superare in tal modo la noia.
La fase Ri appartiene a coloro che non si sono persi come delle foglie al vento ma sono rimasti vicini all’albero, pur staccandosi dai rami di essa, e sono divenuti frutti che aiuteranno l’albero a sopravvivere o creeranno un altro albero da questa esperienza. Le persone della fase Ri, sono quelle persone che hanno maturato esperienza e sono riuscite a comprendere in pieno l’essenza della loro pratica, qualsiasi essa fosse. Amano quanto hanno appreso ma sanno anche criticare in maniera costruttiva ciò che vi è di buono e di cattivo nella loro pratica e vita. Chi vive la fase Ri, ha ottenuto effettivamente la maestria della sua arte e riesce a viverla intensamente per poi cosi saperla tramandare.
Ciò che pochissimi sanno è che la fase ShuHaRi non si ferma esclusivamente con il raggiungimento della fase Ri. Quello che realmente pochi conoscono, è il fatto che vi è una quarta e ultima fase! Questa è il saper vivere lo ShuHaRi nella sua interezza! Il vero Maestro prosegue il suo percorso e non si ferma mai! Nonostante abbia ottenuto la maestria della propria arte, egli proseguirà ad inoltrarsi dentro i “misteri” della propria pratica e vivrà costantemente lo ShuHaRi sino agli ultimi giorni della sua vita!! Non è affascinante?
Se osserviamo i grandi Sensei del passato, non erano forse sempre ad allenarsi sulle basi? O-Sensei praticava costantemente il Kihon e lo fece sino ai suoi ultimissimi giorni. Così fecero tutti i suoi allievi, nonostante fossero divenuti Shihan. Anzi proprio perché erano Shihan, cercarono di trasmettere il messaggio: che bisogna sempre ritornare ad essere principianti e lavorare costantemente dentro lo ShuHaRi per ottenere la Maestria!
In finale la circolarità all’interno della cultura del Budo è onnipresente! Pensate al bellissimo aneddoto della cintura nera!
Sapevate che in Giappone si suole dire che ciascuno di noi inizia dalla cintura bianca, che identifica la purezza di colui che inizia un percorso. Il color bianco fu adoperato da diversissime culture proprio per collimare l’idea di purezza e innocenza. Durante gli anni di pratica e sudore la cintura bianca si “tingerà” (o si sporcherà) di nero perché essendo così presi dalla pratica, l’allievo si dimentica di pulirsi la cintura mentre si pulisce il Keikogi. Così facendo, dopo tantissimi anni, egli avrà un keikogi bianco ma una cintura nera.
Ma visto che vive lo ShuHaRi, egli si dimenticherà della sua Kuro Obi (cintura nera) che col trascorrere degli anni si sfalderà, mostrando così nuovamente gli strati di bianco di cui era fatto (essendo di cotone. Ndr.). E verso la fine avrà di nuovo una cintura bianca. Non è forse affascinante tutto ciò?
Perché la cintura nera non è un traguardo bensì un’inizio. E solamente colui che comprende e sa rimanere umile con se stesso e con gli altri, saprà acquisire la vera maestria dell’arte che pratica.
Ricordiamocene sempre!
Susie Jo
Grazie per i tuoi insegnamenti, e per ricordare a tutti che il bianco ed il nero non sono che due parti di un unità.....
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